Bach Johann Sebastian

Mass in B Minor

E’ stata registrata nel 1962, ed è un’ edizione con strumenti non originali. Riesce a comunicare, attraverso una forma particolarmente bella, una straordinaria religiosità. Il cast è di altissimo livello. Certe edizioni odierne sembrano dimenticare che si tratta di musica sacra, tutte prese dal loro esercizio filologico. La Messa in Si minore è un grandissimo capolavoro, ottimamente interpretato da Karl Richter col Coro e Orchestra Bach di Monaco. Richter resta il mio interprete preferito di Bach. Non mi interessano le critiche di chi non lo ritiene alla pari di altri dal punto di vista del rigore filologico. La chiarezza dell’interpretazione e il nitore del suono sono straordinari.
Altamente consigliato.

La grande Messa in Si minore non è il titolo originale bachiano, ma venne attribuito all’opera nella prima edizione a stampa nel 1845. La scelta del titolo fu sicuramente legata al concetto tedesco di Missa solemnis divenuto popolare grazie all’op. 123 di Beethoven. L’opera non nacque come discorso coerente, ma in tempi diversi (25 dicembre 1724 nella Tomaskirche di Lipsia; 27 luglio

1733 a Dresda ecc.), come molte altre composizioni di Bach. Bach compose ciò che sarebbe diventato il Gloria della Messa in Si minore per il giorno di Natale del 1724 e aggiunse, nel 1731, un Kyrie così da poter presentare una Messa breve (Kyrie e Gloria, BWW 232a) al principe di Sassonia Federico Augusto II, assieme alla richiesta di poter aggiungere al proprio nome il titolo di “compositore della corte del principe di Sassonia”, una mossa grazie alla quale Bach sperava di rimanere a Lipsia, dove era protagonista di qualche schermaglia politica con l’amministrazione cittadina.
Karl Richter

La partitura non fu mai eseguita, fino al 1737, quando Bach decise di rivisitarla. Cominciò con revisioni minori al Kyrie e al Gloria, poi aggiunse il Credo e il Sanctus nei due anni seguenti. Nel 1749, Bach era molto malato e trascorse a letto diversi mesi; il manoscritto delle ultime parti della Messa, specialmente l’Osanna all’interno del Sanctus, rivela una grafia vacillante e una notazione irregolare, testimoniando l’ormai prossima fine del grande compositore.