Aaron Copland

Composizioni Varie

Come nella registrazione dei primi anni ottanta di Grofe “Grand Canyon Suite” e di Gershwin “Porgy and Bess Symphonic Picture”, Antal Donati e la sua Detroit Symphony Orchestra si sono specializzati nei canoni della musica classica americana lavorando su uno dei compositori nativi americani più famosi, Aaron Copland.

Dance Symphony (Dal balletto Grohg)

Aaron Copland nei suoi primi anni di attività come compositore cerca di acquisire uno stile personale che suoni “americano” piuttosto che “europeo”, in ciò incoraggiato da Nadia Boulanger, che nei suoi lavori aveva evidenziato la presenza di ritmi, acquisiti inconsciamente, appartenenti alla cultura d’oltreoceano, seppure non necessariamente ritmi di Jazz.
Tra il 1922 e il 1925, anche per attuare i suggerimenti della Boulanger, Aaron Copland compone le musiche per un balletto, intitolato Grohg e ispirato al film “Nosferatu il vampiro” di Friedrich Murnau, alla cui proiezione Copland assiste

assieme al suo amico Harold Clurman, regista e critico teatrale. Clurman immagina uno scenario gotico e grottesco pieno di vampiri, cadaveri danzanti, e bare disposte sul palcoscenico; gran parte della musica, quindi, è caratterizzata da toni scuri e lugubri. Il balletto non verrà mai rappresentato, tuttavia, nel 1929, Copland estrae parte della musica e la organizza in un brano per orchestra con il quale partecipa ad un concorso indetto dalla casa discografica RCA Victor. Dance Symphony, eseguita in anteprima il 15 aprile 1930 da Leopold Stokowski e la Philadelphia Orchestra, viene premiata con 5.000 dollari sui complessivi 25.000 messi a disposizione dallo sponsor.
Articolata in tre movimenti, suonati senza alcuna interruzione, Dance Symphony prende dalla partitura originaria l’introduzione, notevolmente abbreviata, e tre danze. Il ricco organico strumentale comprende archi e contrabbassi, 2 flauti e ottavini, 2 oboi, corno inglese, 2 clarinetti, clarinetto piccolo, clarinetto basso, 2 fagotti, 2 corni, 5 trombe, 3 tromboni, tuba, timpani, rullante, grancassa, xilofono, triangolo, sonaglio, legno, piatti, tam-tam, tamburello, pianoforte, celesta e 2 arpe.

I movimento – Introduzione: Lento. Molto Allegro. Adagio Molto
La lenta e inquietante introduzione evoca l’antro del vampiro Grohg; segue una sezione veloce corrispondente alla Danza dell’adolescente. La musica riprende lo stile degli impressionisti francesi frammisto a ritmi sinuosi e figurazioni jazz. Forti dissonanze indicano la minacciosa presenza di Grohg, colpi di grancassa e martello segnalano il suo attacco; un breve adagio ricco di pathos, la ragazza è vittima del vampiro, conduce direttamente al secondo movimento.

II movimento – Andante moderato
La sua tecnica sfrutta la sovrapposizione delle melodie resa popolare in quegli anni da Charles Ives. La seconda danza inizia come un lento valzer; si sviluppa poi con figure minacciose e ad alto volume eseguite da arpa, legni e archi, finché la ragazza non è nuova preda del mostro. La conclusione è quasi un lamento.

III movimento – Allegro vivo
Caratterizzato da ritmi violenti e sincopati, quest’ultimo movimento corrisponde al finale del balletto, la “Danza di Scherno”, Dance of Mockery. La musica è sfacciata, arguta, frenetica; il tema beffardo, derisorio del destino delle vittime, è ripeto più volte. Per qualche momento il ritmo assume l’andamento di un valzer distorto, poi, con maggiore vigore, giunge la chiusura definitiva: i servitori di Grohg e le sue vittime hanno il sopravvento.

El Salon Mexico

Concepito durante la sua prima visita in Messico nel 1932, El Salón Mexico fu terminato nel 1934; orchestrato soltanto nel 1936, venne presentato al pubblico nell’agosto del 1937 a Città del Messico dall’Orquesta Sinfònica de Mexico diretta da Carlos Chàvez. Copland ricordava come il suo soggiorno in Messico gli aveva prodotto ricordi musicali talmente profondi da rimanere vivi in lui sino al ’33, quando aveva iniziato a mettere sul pentagramma alcune delle idee che avrebbero dato vita a El Salón Mexico; ricordi che senz’altro furono rinsaldati dalla visita che fece nel novembre del 1934, sempre a Città del Messico, in occasione della prima esecuzione della sua Short Symphony proprio sotto la direzione di Carlos Chàvez. El Salón Mexico trasse il titolo da una dance hall di Città del Messico, e intendeva, secondo il progetto di Copland, fornire un ritratto dello spirito dell’antico Messico, quello delle colonizzazioni e della rivoluzione, fuso con quello moderno, visto anche attraverso gli occhi del turista; da qui l’uso di temi popolari tratti da vari repertori del folklore messicano quali Cancionero Mexicano di Frances Tor e El Folklore y la Musica Mexicana di Ruben M. Campos, che Copland elabora secondo il suo tipico stile compositivo, fatto di vivacità ritmica e forti coloriture orchestrali che poggiano specialmente sulla ricca compagine di legni, ottoni e percussioni.

Fanfare for the Common Man

Il 4 gennaio 1924, un trafiletto appare sul quotidiano Tribune di New York: «Un Comitato deciderà che cos’è la musica americana». Un breve testo spiega: «Tra i membri della giuria figurano Sergej Rachmaninov, Jascha Heifetz, Efrem Zimbalist, Alma Gluck… La questione di sapere che cosa esattamente sia la musica americana ha suscitato enorme interesse negli ambienti musicali e Mr. Paul Whiteman sta ricevendo ogni genere di spartiti, dal blues fino alle sinfonie…». Nel 1924 Mr. Paul Whiteman (1890-1967) non ha bisogno di ulteriori presentazioni per il pubblico americano: violinista, direttore, fondatore di un’orchestra così popolare che gli fece conquistare la qualifica di “Re del jazz” (e il film omonimo racconta di lui), intende far sposare il jazz e la tradizione sinfonica. Tra i suoi meriti, certo non ultimo figurerà la scoperta di Bing Crosby.
La notizia del Tribune finirà per riguardare, appena un mese dopo, uno dei brani presentati questa sera; ma, settant’anni più tardi, la questione non ha perduto di specificità.

Aaron Copland

Diverso, certo più compromesso, è il rapporto della “musica americana” con le altre forme di spettacolo, dalla danza al cinema, e il suo porsi come fenomeno industriale; più sottili sono i diaframmi che separano i vari linguaggi, i “colti”, gli “extra-colti”, i commerciali; più confusi i pubblici; altri i punti di riferimento storici e nazionali, altro il concetto di avanguardia. Diversi, anche, alcuni luoghi e modalità di esecuzione: basterà pensare alla Boston Symphony Hall, al repertorio dei concerti dei Boston Pops. Altra è la connotazione ideologica della musica e del suo consumo.
Quello che ci accingiamo ad ascoltare è, orgogliosamente, testardamente, utilmente, un concerto americano – coerente e senza eccezioni, Stravinsky compreso. Democraticamente americano, come suggerisce il brano d’apertura, breve e forte quale una dedica.
Fanfare for the Common Man, per ottoni e percussioni, nasce nel 1942, durante la Seconda Guerra Mondiale. Solenne e mesta trenodia in onore di quell'”uomo comune”, quasi un milite ignoto, di fronte al quale l’artista si inchina. La precedente adesione di Aaron Copland agli ideali del new-deal rooseweltiano aiuta a comprendere il convincimento, in quegli anni spesso ribadito, di dover comunicare col suo pubblico e con il suo popolo. La rinuncia agli aspetti meno immediatamente persuasivi del proprio linguaggio sembra condizione irrinunciabile per raccontare, commemorare attraverso la musica gli eroi della nazione: i più illustri (Lincoln Portrait è dello stesso anno), quelli che hanno
costruito il mito americano (Billy the Kid, del 1938), e gli anonimi, protagonisti anch’essi della storia e della conquista della dignità della nazione nuovissima.
Non è difficile riconoscere nei titoli del “periodo di mezzo” del maestro una semplificazione espressiva rispetto agli esordi, più spigolosi, o ai lavori successivi, certo più severi. Questa “Fanfara” si staglia con la potenza di una figura retorica, di un’orazione, scandita con cupa solennità; ma la retorica è l’arte della comunicazione. In alcune occasioni, un sigillo.

Rodeo

Il balletto Rodeo fu commissionato alla coreografa Agnes de Mille e ad Aaron Copland dal Ballet Russe di Montecarlo per la stagione 1942-43. Il balletto è ambientato nel Sud-ovest degli Stati Uniti dove il rodeo del sabato pomeriggio rappresenta una tradizione. Nei ranches più lontani come nei centri commerciali e nelle città, i cowboys si riuniscono per mostrare la loro abilità nell’usare il lasso, nel cavalcare, nell’atterrare il bestiame e nel marchiarlo. Spesso, nei ranches più isolati, il rodeo si tiene per un pubblico esiguo, formato da un gruppetto di compagni di lavoro, da donne, e da quei vicini più prossimi che si sono fatti magari un’ottantina di miglia per parteciparvi. Lo spettacolo del pomeriggio è seguito solitamente da un sabato notte in cui si danza nella fattoria del ranch.
Il balletto ha come soggetto un tema fondamentale, che ha interessato tutte le donne americane nel corso di tutta la storia del paese, dai più remoti tempi dei pionieri: come conquistare l’uomo ideale. Dal balletto Copland estrasse poi una suite che comprende quattro danze. Come già per Billy the Kid, il compositore ha utilizzato diversi temi popolari per ambientare musicalmente la vicenda, traendoli dalle raccolte Our Singing Country di Alan Lomax e Traditional Music of America di Ira Ford. Nel primo episodio, Buckaroo Holiday, ricorrono If he’d be a buckaroo by bis trade e Sis Joe, mentre nell’ultimo, Hoe-Down, il tema principale deriva da una melodia di “square-dance” (danza di strada) intitolata Bonyparte. I due brani centrali, Corral Nocturne ed il valzer lento di Saturday night waltz fungono da intermezzi lirico-sentimentali ai due scatenati pannelli esterni, la cui verve è esaltata dall’incandescente orchestrazione. La prima esecuzione fu diretta il 28 maggio 1943 da A. Fiedler a capo della Boston Pops Orchestra.