Giuliani Mauro

Concerti per chitarra e orchestra

Questa registrazione offre un’esauriente panoramica dello stile, delle preferenze e degli atteggiamenti di Giuliani. Tra i brani presentati spiccano ovviamente i tre Concerti op. 30, 36 e 70 (quest’ultimo per chitarra terzina, accordata una terza minore sopra), modelli ineguagliati del genere, qui utilmente messi a confronto anche con altre due importanti opere cameristiche, le Variazioni op. 130 e l’Introduzione, Tema con variazioni e Polonaise op. 65. Per i pezzi solistici vanno segnalati innanzitutto la Grande Ouverture op. 61 e la Gran Sonata Eroica op. 150, limpidi esempi formali dell’allegro di Sonata viennese.

Infine, nelle Variazioni op 49 e 107 (quest’ultima sul celebre “Fabbro armonioso” di Handel). L’ascoltatore rintraccerà facilmente quel virtuosismo brillante e salottiero tanto in auge nella prima metà dell’Ottocento, insieme al tenero sentimentalismo della Melanconia (dalla raccolta Le Giulianate op. 148). Registrazioni eseguite dal 1975 al 1978 e rimasterizzazione effettuata nel 1996. Altamente raccomandato.

L’Orfeo della Puglia

Il sig. Mauro Giuliani filarmonico nella Sala degli appartamenti di S. E. la Sig. Duchessa di Fiano, tenne pubblica accademia istrumentale, e vocale. Noi aspettavamo un felice successo dalle sue promesse, ma superò questo la nostra aspettazione. È inesprimibile, con quanta armonia, precisione, agilità, dolcezza sapesse ricavare ogni suono, o forte, o delicato, o robusto, ottennero, da un istrumento, che quanto comunemente va per le mani di tutti, tanto difficilmente rinviensi, chi sia di quello suonatore perfetto. Al Sig. Giuliani convien dare il vanto di averci rapito, e colle suonate a solo, e con quelle accompagnate dagli altri istrumenti; e se nella esecuzione riconoscemmo un eccellente professore, nella composizione di vari pezzi, che produsse da lui composti ammirammo l’esperto maestro, il quale combinando le antiche leggi dell’armonia con i moderni capricci, corre per le vie del vero gusto.

Pepe Romero

Con questo encomio incondizionato ancora oggi sottoscrivibile (enfasi retorica a parte) il Diario di Roma del 25 maggio 1820 comunicava la notizia della pubblica accademia (noi diremmo concerto) di Mauro Giuliani, da qualche mese rientrato in Italia come “Virtuoso di Camera Onorario” al seguito dell’arciduchessa Maria Luisa d’Austria. Preceduto nella rentrée italiana da un’indiscussa notorietà internazionale, gratificato dall’amicizia di Rossini e Paganini, Giuliani era tuttavia molto più celebre ed introdotto a Vienna, dove aveva vissuto gli anni decisivi della sua sfolgorante carriera. Nella capitale austriaca era giunto nel 1806 (dimorandovi pressoché ininterrottamente fino al 1819) e vi aveva conosciuto musicisti del calibro di Hummel, Mayseder, Moscheles, Spohr, Schubert e Beethoven legandosi a loro in un reciproco sentimento di stima e ammirazione, fatto abbastanza eccezionale se pensiamo alla marginalità che la chitarra viveva. Il musicista di Bisceglie aveva persino partecipato in veste di violoncellista alla prima viennese della Settima Sinfonia e della vittoria di Wellington beethoveniani (1813), a testimonianza di una personalità poliedrica e dotatissima.

Sempre a Vienna, grazie alla felice vena compositiva e alla gran voga chitarristica da lui stesso alimentata, vide la luce buona parte dei suoi lavori, presso editori della reputazione di Artaria e Diabelli, alle cui fortune certamente la risorta chitarra dovette dare un sostanzioso apporto. In Italia, invece poteva contare sulle due maggiori case del tempo: Ricordi a Milano e, più tardi, Girard a Napoli, città dove Giuliani risiederà dal 1823 per spegnersi nel maggio del 1829, non senza sopportare difficoltà economiche e problemi di salute così seri da impedirgli per sempre il ritorno alla beneamata Vienna. Come l’anonimo recensore del Diario di Roma, anche noi possiamo ammettere senza fatica l’importanza del lavoro compiuto da Giuliani sulla tecnica e sul repertorio del suo strumento. Nato e cresciuto nell’età cruciale della trasformazione della chitarra, dalla forma barocca alla nuova fattura sobria e classicheggiante (caratterizzata essenzialmente per le sei corde singole invece di cinque doppie), Giuliani semplicemente fondò quel repertorio e quella tecnica insieme con un ristretto numero di eletti che bisogna ricordare: Fernando Sor, Ferdinando Carulli, Dionisio Aguado e pochi altri ancora.

Neville Marriner

Da questi tuttavia “l’Orfeo della Puglia” si distingueva non solo per l’insuperabile magistero strumentale, ma anche per la vastità degli interessi compositivi. L’infatuazione collettiva per un musizieren intimo ed autosufficiente, a Vienna come a Parigi, a Napoli come a Londra o San Pietroburgo, permise alla chitarra di abbandonare strade e piazze per riguadagnare considerazione nei salotti “buoni” di tutta Europa e spinse presto musicisti quali Giuliani a forzare i limiti modesti entro i quali troppo a lungo era rimasta confinata.

Giuliani non si limitò alla creazione di pezzi per chitarra sola, ma esplorò con lucidità il suo accostamento ad altri strumenti. L’impronta sulla storia della chitarra sarà enorme, per le nuove sfide strumentali imposte agli esecutori avvezzi ad un trattamento modesto dello strumento, per l’ampliamento dell’orizzonte esecutivo con l’inserimento della chitarra in un articolato contesto cameristico, per l’elevata qualità compositiva e la chiarezza della scrittura strumentale, poco incline ai cliché e sempre attenta alle risorse idiomatiche più efficaci, per l’attenzione sincera ed il contributo rilevante al repertorio didattico, quale traspare dalla preziosa serie di studi, sonatine e pezzi per i principianti. Solo da qualche tempo, grazie all’imponente lavoro di documentazione condotto dai musicologi e alla pubblicazione in facsimile dell’Opera omnia, gli esecutori contemporanei si sono potuti rendere conto della ricchezza della sua
produzione, generando una vera e propria Giuliani renaissance. Finalmente possiamo riascoltare autentiche gemme di uno strumentalismo italiano a lungo negletto: impegnative Sonate e temi variati per chitarra sola, trascrizioni e arrangiamenti da motivi operistici (come le 6 celeberrime rossiniane), i già menzionati studi, i concerti per chitarra e orchestra, i Lieder e le Cavatine per soprano e chitarra; e ancora numerose altre composizioni cameristiche per diversi organici, in cui lo strumento dialoga e compete a turno con violino, flauto e pianoforte o con un intero quartetto d’archi, alla luce di una chiarissima coscienza delle sue possibilità e dei suoi limiti.