Ritengo che Tosca sia l’opera più conosciuta e più amata di tutte (beh, forse dovremmo considerare una trilogia: con la Madama Butterfly e Turandot, non 100% Puccini). Quindi piazzare un’altra offerta sul mercato potrebbe essere un rischio. Qualcuno potrebbe pensare che è stata interpretata troppo spesso.
Quando presento un’opera, guardo quanto bene sono interpretati i personaggi e la storia. La qualità dell’orchestra, il coro e il direttore devono avere una prestazione uniforme, insieme alla scenografia e certamente la direzione. Senza queste qualità, i solisti si trovano in un incubo.
Il team esperto di cantanti/attori, solisti di secondo livello, il coro, l’orchestra, il direttore, la progettazione e la costruzione, luci eccellenti, audio, riprese ed editing, la direzione video e la versione tradizionale, tutto sembra essere uniforme per qualità. Troverete una o due produzioni dove Tosca canta meglio. Ma chiedetevi: è una produzione che esibisce uno o due cantanti famosi, o è una
produzione che vuole soddisfare le intenzioni di Puccini? Per me, il canto è uniformemente buono, ma l’unità dell’esibizione è ciò che fa brillare Tosca.
La prima cosa che mi ha impressionato è il setting: ampi spazi che permettono ai cantanti/attori di fare un’esibizione sorprendente. C’è qualcosa di speciale nelle rappresentazioni live all’Arena di Verona.
Anche cantanti, poco noti al pubblico, possono realizzare un’ottima rappresentazione: questa è una superba esibizione con Marcello Alvarez (Cavaradossi) in splendida forma. La romanza “E lucevan le stelle” è fantastica.
Fiorenza Cedolins (Tosca), con la sua voce squillante e bella, rappresenta molto bene il personaggio. La recitazione è buona, ma in alcuni momenti mi sembra un po’esagerata.