Donizetti Gaetano
L’Elisir d’Amore

Una produzione stupenda, la migliore che abbia mai visto di questo melodramma giocoso con un cast eccellente e un energico ritmo.
Non mi emoziona sempre l’abilità tecnica di Pavarotti, ma qui il suo Nemorino è meraviglioso. Affascinante e delicata la sua “Una Furtiva Lagrima”, è
incredibilmente emozionante e ricca di bellezza. Kathleen Battle è una splendida Adina, giovane e capricciosa, e vocalmente ammirevole. Korliss Uecker è una Giannetta adorabile e Juan Pons eccellente nel ruolo del sergente Belcore. Enzo Dara ruba quasi la scena nelle vesti del comico Dottor Dulcamara, con il petto adorno di medaglie bizzarre. La sua rappresentazione comica e quasi grottesca del truffatore raggiunge il suo obiettivo e la sua voce è adatta al ruolo.

La scenografia di Beni Montresor è tradizionale, i costumi sono splendidi con colori che ricordano quelli di un giardino in primavera. Anche le riprese sono buone, accrescono l’interesse estetico. Dalla buca dell’orchestra, James Levine dirige il tutto con maestria, vivacità ed entusiasmo.
Quest’esibizione dal vivo del 1991 alla Metropolitan Opera è eccezionale sia dal punto di vista teatrale che musicale, una di quella da avere e guardare in continuazione.
DVD imperdibile!!!

L’elisir d’amore andò in scena per la prima volta il 12 maggio del 1832 al Teatro della Cannobiana di Milano. Romani derivò il libretto dal testo Le Philtre (Il filtro), scritto l’anno prima da Eugène Scribe per il compositore Daniel Auber. Alla prima cantarono Sabina Heinefetter (nel ruolo di Adina), Giuseppe Frezzolini (Dulcamara), Henry Bernard Dabadie (Belcore), Giovan Battista Genero (Nemorino) e Marietta Sacchi (Giannetta) diretti da Alessandro Rolla. Donizetti ebbe a disposizione solo quattordici giorni per consegnare il lavoro, sette dei quali servirono a Romani per adattare il testo di Scribe. Nonostante la gravosissima pressione, riuscì a confezionare uno degli esempi più alti dell’opera comica ottocentesca.
Definita in partitura «melodramma giocoso», in essa trova spazio anche l’elemento patetico, che raggiunge la punta più alta nel brano più noto, l’aria Una furtiva lagrima. Fin dal suo apparire ebbe un grande successo, con trentadue repliche consecutive. A farla immediatamente amare è in particolare l’inventiva melodica donizettiana, che sposa a meraviglia la vena buffa dell’opera e che è talvolta velata di malinconia, in particolare, come detto, nell’aria più celebre.
