Bach Johann Sebastian

Weihnachts-Oratorium

I solisti di questa registrazione Fritz Wunderlich, Gundula Janowitz, Christa Ludwig e Franz Crass ci hanno lasciano molte registrazione di composizioni diverse. Tutti vengono considerati tra i migliori nelle loro rispettive categorie. Ma sinceramente dubito che nessuno di loro si sia esibito meglio di quanto non si esibiscano in questa rappresentazione. La perfetta dizione, i colori, i toni luccicanti, la musicalità e il fraseggio rendono giustizia a questo ennesimo Oratorio. Quando ascoltate Franz Crass, ricordatevi che è un basso e ha cantato ruoli come Sarastro (Il Flauto Magico mozartiano) e Re Marke (Tristano e Isotta di Wagner) e in questa composizione canta da baritono alto con grande facilità, perfino nell’aria “Grosser Herr” e il difficile duetto “Herr, dein Mitleid, dein Erbarmen”. Registrazione eseguita nel 1965 e rimasterizzazione effettuata nel 1984. Altamente consigliato.

Weihnachts Oratorium (Oratorio di Natale), BWV 248

Bach lavorò metodicamente e assiduamente ogni giorno per costruire la sua opera che oggi più di ieri suscita ammirazione e sbigottimento per la mole e la qualità dell’invenzione artistica. Egli lasciò il segno della sua prodigiosa attività in tutte le città dove svolse le funzioni di organista e di maestro di musica: Weimar (1703), Arnstadt (1703-1707), Mülhausen (1707-1708), ancora Weimar (1708-1717), Koethen (1717-1723) e infine Lipsia, in cui trascorse i suoi ultimi ventisette anni come Kantor, cioè direttore e maestro del coro della scuola di San Tommaso. In questa sede Bach scrisse alcuni capolavori, come la Passione secondo San Matteo (1729) e la Messa in si minore (1733), senza contare il gioioso Magnificat e tante altre composizioni prevalentemente religiose. Negli stessi anni si colloca la nascita dell’Oratorio di Natale, composto a Lipsia nel 1734, che, insieme all’Oratorio dell’Ascensione e all’Oratorio di Pasqua, apparsi due anni dopo, forma un trittico di carattere religioso destinato dall’autore non ad una esecuzione da concerto, ma ai seguaci della comunità cristiana delle due maggiori chiese della città, San Nicola e San Tommaso, a commento di avvenimenti biblici significativi in materia di fede. Dei tre lavori l’Oratorio di Natale, il più ampio e di maggiore impegno, comprende sei Cantate il cui testo è ricavato in parte dal Vangelo di San Luca (per le prime quattro) e in parte dal Vangelo di San Matteo (per le due ultime Cantate). Così come nelle Passioni, le parole del Nuovo Testamento sono cantate dall’Evangelista, mentre le reazioni e gli interventi dei singoli personaggi partecipanti all’azione sono affidati ai solisti e il coro personifica il popolo, voce importante per comprendere e seguire lo svolgimento dell’intero oratorio. I testi delle arie e dei cori sono dovuti molto probabilmente a Christian Friedrich Henrici, uomo di cultura e poeta più conosciuto sotto lo pseudonimo di Picander (elaborò alcune arie e cori della Passione secondo San Matteo) o anche allo stesso Bach.
Ogni Cantata si riferisce ad una festività e tende ad una specifica celebrazione di un determinato fatto religioso. Le prime tre sono destinate alla festa di Natale vera e propria; la quarta al Capodanno; la quinta alla domenica successiva; la sesta all’Epifania. Nei tre giorni natalizi viene quindi evocata la nascita del Messia; nel primo giorno dell’anno la sua circoncisione; nella domenica seguente e nel giorno dell’Epifania sono ricordati rispettivamente la terribile persecuzione di Erode e l’arrivo nella grotta di Betlemme dei tre Magi di Oriente. Questa suddivisione dell’Oratorio di Natale in diversi pannelli a sé stanti ha provocato in passato discussioni e pareri contrastanti sull’omogeneità e sull’unitarietà o meno di tale opera, comprendente una successione di musiche che possono essere eseguite in modo staccato, le une dalle altre. Tanto più che Bach ha utilizzato nei brani madrigalistici dell’oratorio trascrizioni di musiche profane composte precedentemente da lui stesso. Infatti la Cantata profana n. 214 (“Tönet, ihr Pauken!”) che il musicista aveva fatto eseguire l’8 dicembre 1733 per il compleanno della regina di Polonia e principessa di Sassonia è stata usata per i cori di apertura della prima e della terza parte dell’Oratono di Natale, per l’ultima aria del basso della prima parte e per l’aria del tenore della seconda parte. Un altro lavoro d’occasione, la Cantata profana n. 213, detta “Ercole al bivio” (“Lasst uns sorgeri, lasst uns wachen”), scritta per festeggiare il 5 novembre 1733 il compleanno del principe Federico Cristiano di Sassonia, è servita di modello per le arie del contralto nella prima e nella seconda parte, per il duetto tra soprano e basso e il successivo recitativo nella terza parte, per l’aria del soprano e per quella del tenore nella quarta parte dell’Oratorio. Il secondo recitativo dell’Evangelista nella quinta parte proviene invece dalla Cantata profana n. 215 (“Preise dein Glücke”) eseguita il 5 ottobre 1734 per l’anniversario della elezione di Augusto III a re di Polonia.
Non c’è da gridare allo scandalo per questi spostamenti e travasamenti operati da Bach dalla musica profana a quella religiosa, perché quello che conta non è l’etichetta esteriore del brano, ma la qualità e lo stile del discorso sonoro del compositore di Eisenach che aveva il senso dello scopo cui si rivolgeva e affondava le sue radici in una intensa spiritualità di formazione più religiosa che laica. Del resto di questo avviso è lo stesso autorevole biografo bachiano Philipp Spitta, secondo cui le occasionali musiche mondane del compositore in realtà non lo erano, tanto che il musicista le restituì alla loro vera natura trasformandole in musiche da chiesa. Anche Karl Geiringer ritiene che l’Oratorio di Natale, con i suoi 64 brani tra i quali 13 corali di possente respiro, sia una partitura unitaria e non presenti diversità di stile tra una Cantata e l’altra, realizzate con un gusto narrativo e lirico di penetrante effetto psicologico.
Va aggiunto che la sequenza delle tonalità e l’orchestrazione conferiscono a questa monumentale e poderosa composizione (ha una durata di circa due ore e tre quarti di musica) un carattere di rondò. Le Cantate I, III e VI sono nella tonalità principale di re maggiore e sono scritte per grande orchestra con trombe, timpani, legni e archi. Le Cantate II, IV e V, che sono nelle tonalità affini di sol maggiore, fa maggiore e la maggiore, non impiegano trombe.

***

La Cantata n. 1 (Feria I Nativitatis Christi) comprende nove pezzi e si apre con un festoso e luminoso coro (“Jauchzet, frohlocket, auf, preiset die Tage”) introdotto e sorretto da un’orchestra squillante e ritmata. Un recitativo dell’Evangelista, accompagnato dal fagotto e dall’organo e proseguito dal contralto, al quale si associano due oboi d’amore, conduce alla prima aria del contralto, accompagnato dal primo oboe d’amore e dal violino solista (“Bereite dich, Zion, mit zärtliche Trieben”): una melodia dalla linea morbida e flessuosa, d’inconfondibile sapore bachiano.

Segue il primo corale con il quale si concluderà l’oratorio (“Wie soll ich dich empfangen”): è lo stesso tema usato da Bach nella Passione secondo San Matteo sulle parole “O capo pieno di sangue e di ferite” e che sta a significare il valore della nascita di Cristo, inteso come momento fondamentale per giungere alla redenzione della umanità. Un altro breve recitativo dell’Evangelista (“Und sie gebar ihren ersten Sohn”) porta al corale e al recitativo cantati dal soprano e dal basso, con l’oboe e l’oboe d’amore come strumenti obbligati. Interviene il basso solista che intona con vigorosi accenti l’aria “Grosser Herr und starker König”, accompagnato dalla tromba, dal primo flauto traverso e dagli archi. La prima parte della Cantata si conclude con il tenerissimo corale “Ach mein herzliebes Jesulein”, al quale risponde e fa eco con risonanti armonie l’intera orchestra.
La Cantata n. 2 (Feria 2 Nativitatìs Christi) si articola in quattordici pezzi e inizia con una delicata sinfonia pastorale sul ritmo di una siciliana, sviluppata da due flauti traversi, due oboi d’amore, due oboi da caccia, archi e organo. Segue un breve recitativo dell’Evangelista (“Und es waren Hirten”) cui fa seguito il corale (“Brich an, o schönes Morgenlicht”. Un altro recitativo

dell’Evangelista, del soprano e del basso conduce all’aria del tenore con il flauto traverso obbligato (“Frohe Herten, eilt, ach eilet”). Ancora un recitativo dell’angelo di solo quattro battute prima del corale “Schaut hin, dori liegt im finstern Stall”. Dopo il recitativo del basso (“So geht denn hin, ihr Hirten, geht”) si ode l’aria del contralto “Schlafe, mein Liebster” con flauto traverso, oboi d’amore e da caccia obbligati: una dolce melodia di ninnananna e di confortevole tono distensivo. Ancora un recitativo dell’Evangelista e poi il vivace coro, accompagnato da archi e legni, sulle parole in tedesco del “Gloria in excelsis Deo et in terra pax hominibus”, impostate su un solido contrappunto. Il recitativo del basso (“So recht, Ihr Engel”) sfocia nel solenne corale conclusivo della Cantata (“Wir singen dir in deinem Heer”) con l’organo e i fiati rievocanti il tema della siciliana della sinfonia già ascoltata dall’inizio.
La Cantata n. 3 (Feria 3 Nativitatis Christi) comprende dodici brani, introdotti dal coro, accompagnato con ritmo sostenuto e brillante dall’intera orchestra (“Herrscher des Himmels”). Quattro misure di recitativo dell’Evangelista dividono il primo dal secondo coro (“Lasset uns nun gehen gen Bethlehem”). Un recitativo del basso fa da ponte tra il secondo coro e il corale (“Dies hat er alles uns getan”). Quindi è la volta del duetto tra soprano e basso, su accompagnamento di due oboi d’amore (“Herr, dein Mitlied, dein Erbarmen”); segue un lungo recitativo dell’Evangelista (“Und sie kamen eilend und fanden beide”) e successivamente il contralto canta l’aria con violino obbligato “Schliesse, mein Herze” di pungente purezza espressiva. Ancora un recitativo del contralto con due flauti obbligati; poi il corale “Ich will dich mit Fleiss bewahren”; un altro recitativo dell’Evangelista e a conclusione della terza Cantata si espande con serena gioiosità il corale “Seidfroh, die weil”, che è un inno di lode a Cristo, venuto sulla terra per redimere l’umanità dai suoi peccati.
La Cantata n. 4 (Festo Circumcisionis Christi) è la più breve delle sei (sette pezzi) e si apre con un coro molto delicato e intimistico (“Fallt mit Danken, fallt mit Loben”), sorretto dalle dolci armonie dei corni da caccia. Segue un recitativo dell’Evangelista e poi il basso e il soprano (“Jesu, du mein liebstes Leben”) intonano un breve arioso. Quindi si giunge alla famosa aria del soprano con l’eco (“Flösst, mein Heiland, flösst dein Namen”) di straordinaria purezza espressiva nel suo elegante gioco dalle risonanze barocche. Ancora un recitativo a mò di corale tra il basso e il soprano (“Wohlan, dein Namen soll allein”) di plastica rilevanza melodica e successivamente si ode l’aria del tenore in re minore (“Ich will nur dir zu Ehren leben”), una pagina di tono vagamente haendeliano, affidata – come è stato giustamente notato – ad un tipo di voce che tende più alla tessitura baritonale che tenorile. Un corale distensivo (“Jesus richte mein Beginnen”) che si richiama al tema dello stesso coro iniziale di questa Cantata chiude la quarta parte dell’oratorio.

La Cantata n. 5 (Dominica post Festum Circumcisionis Christi) si articola in undici pezzi e inizia con il coro in la maggiore dagli accenti taglienti e perentori (“Ehre sei dir, Gott, gesungen”), che ricorda nella impostazione musicale il “Cum Sanctu Spiritu” e il “Resurrexit” della Messa in si minore dello stesso Bach. Dopo il recitativo dell’Evangelista esplode compatto e ben ritmato il dialogo fra il coro (“Wo ist der neugeborne König der Juden?”) e il contralto (“Sucht ihn in meiner Brust”) che sfocia nel luminoso corale in la maggiore (“Dein Glanz ali Finsternis verzehrt”). Ecco l’aria del basso (“Erleucht auch meine finstre Sinnen”) introdotta e accompagnata dall’oboe, secondo un procedimento espositivo caro a Bach. Seguono i recitativi dell’Evangelista e del contralto (“Warum wollt ihr erschreken?”) e ancora dell’Evangelista. Il violino prepara e sorregge armonicamente il Trio fra il soprano, il contralto e il tenore (“Ach, wenn wird die Zeit erscheinen?”) dal tono un po’ interrogativo e inquieto nelle fratture vocalistiche. Dopo il recitativo del contralto (“Mein Liebster herrschet schon”) un corale sereno e fiducioso (“Zwar ist solche Herzenstube”) pone termine alla quinta Cantata.
Trombe e timpani punteggiano festosamente l’introduzione della Cantata n. 6 (Festo Epiphanias) comprendente undici pezzi. Il coro (“Herr, wenn die stolzen Feinde schnauben”) si articola in quattro raggruppamenti tematici fra loro concomitanti e convergenti. Seguono i recitativi dell’Evangelista, del basso (Erode) e del soprano (“Du Falscher, suche nur den Herrn su fällen”) e quest’ultima solista canta un’aria esaltante la potenza divina (“Nur ein Wink von seinen Händen”). Dopo un recitativo dell’Evangelista (per due volte) e un
bellissimo corale in sol (“Ich steh an deiner Krippen hier”) interviene il tenore (“So geht! Genug, mein Schatz geht nicht von hier”) accompagnato nel suo recitativo dall’oboe d’amore secondo l’indicazione in partitura di un Adagio a tempo. Il tenore canta un’aria in si minore (“Nun mögt ihr stolzen Feinde schrecken”) in cui viene espressa soddisfazione perché Cristo salvatore vive nell’animo di ciascuno di noi. Ancora un recitativo a quattro fra soprano, contralto, tenore e basso (“Wass will der Höllen Scherken nun”) e infine il corale conclusivo in si minore (“Nun seid ihr wohl gerochen”) che si espande con felicità sonora e giovialità ritmica in onore di Dio, principio e scopo ultimo del genere umano.
Le sei Cantate si configurano come sei masse magnetiche che si calamitano a vicenda e tendono a fare blocco in un crescendo di alta spiritualità, per cui dalle tonalità liriche, idilliche e pastorali delle prime si sale a sempre più complesse e ricche affrescature polifoniche con una interessante varietà armonica e contrappuntistica quale si può ritrovare solo nelle grandi e imponenti costruzioni delle Passioni di Bach.