Franck César

Sinfonia in re minore

Leonard Bernstein dopo essersi dimesso dalla New York Philharmonic Orchestra collaborò principalmente con due orchestre: i Wiener Philharmoniker e la Israel Philharmonic Orchestra lasciandoci registrazioni memorabili. Questa sinfonia fu registrata in un concerto live del 1981 con l’Orchestre National de France. Bernstein rende al meglio qualsiasi spartito che dirige indipendentemente dal fatto che la partitura in oggetto sia un suo cavallo di battaglia. L’orchestra suona meravigliosamente, la qualità della musica è stimolante e l’audio digitale è eccellente nonostante non sia rimasterizzato. Considerando la presenza del poema sinfonico “Le Rouet d’Omphale” di Camille Saint-Saens, che non conoscevo, la durata totale di questo CD è di circa 51 minuti di musica molto gradevole. Registrazione in DDD eseguita nel 1982. Audio ottimo. Altamente raccomandato

Nel 1886, secondo l’indicazione autografa, Franck iniziò a comporre la Sinfonia in re minore e la terminò il 22 agosto 1888. Essa porta sul frontespizio la dedica al musicista Henri Duparc e la sua prima esecuzione avvenne a Parigi alla Società dei concerti del Conservatorio il 17 febbraio 1889 sotto la direzione di Jules Garcin. L’accoglienza non fu troppo entusiasta, non tanto presso il pubblico, che seguiva e apprezzava Franck anche come organista nella chiesa di Santa Clotilde a Parigi, quanto nell’ambiente dei musicisti e dei professori di Conservatorio (Gounod la definì addirittura «una dichiarazione d’impotenza spinta fino al dogma») che trovarono la sinfonia poco francese e troppo legata al modello beethoveniano, specie per quello che riguarda il senso della costruzione, cioè la cosiddetta forma ciclica, che consiste nella scelta e nella elaborazione di cellule tematiche che si rincorrono e si integrano nei vari movimenti e conferiscono alla composizione un nesso organico e unitario. È la prassi romantica della citazione melodica, è la stessa tecnica già usata da Beethoven nel finale della Nona sinfonia e da Liszt nei suoi poemi sinfonici.

Leonard Bernstein

Questi giudizi subirono poi una sostanziale modifica e ciò che in un primo tempo era considerato un elemento di debolezza e di scarsa originalità della sinfonia divenne successivamente un aspetto determinante e qualificante per una migliore comprensione del lavoro franckiano e della stessa personalità stilistica dell’artista. Tanto è vero che, nell’ambito di quel movimento critico che mira ad una più precisa e approfondita collocazione della musica francese nel quadro europeo, Roland Manuel si è espresso in questi termini a proposito del musicista di Liegi: «Questo compositore di origine germanica è nato in Vallonia, visse e studiò a Parigi dall’età di tredici anni. Fu dunque qui che si formò e si può considerare come provvidenziale per la musica francese la presenza di un grande musicista nel quale si fusero, per così dire, il lirismo dinamico dei tedeschi e la rigorosa e sensibile chiarezza francese. È grazie a Franck che la tradizione beethoveniana si è acclimatata in Francia e il pubblico francese si è abituato alle esigenze della musica pura. Avvenimento d’importanza capitale, quando si pensi che da Rameau in poi tutta la musica francese, con pochissime eccezioni, era musica teatrale».

La Sinfonia, che è in tre movimenti e non nei quattro tradizionali, si apre con un tema di carattere cupo e interrogativo che esplode dopo un crescendo molto teso degli archi con cromatismi wagneriani in un energico e scandito Allegro non troppo; interviene quindi il secondo tema concepito come una melodia cantabile e distesa affidata agli archi e ai flauti. I due temi si contrappongono e si scontrano fra di loro in un clima psicologico ora teso e drammatico ora intimo e raccolto, così da imprimere a tutto il movimento una forza dialettica. Dopo il ritorno solenne del Lento iniziale si sviluppa una perorazione ampia e possente, come una fanfara eroica di ottoni, e il primo tempo, che è di rispettabili proporzioni, si conclude con una cadenza organistica in modo maggiore.

Il secondo movimento inizia con un pizzicato degli archi e dell’arpa che sfocia nel canto nobile, malinconico e di sapore arcaico del corno inglese, una delle più suggestive invenzioni musicali di César Franck. Subentra un secondo tema cantabile affidato ai violini e, dopo una breve riapparizione del corno inglese, si sviluppa un episodio contrappuntistico, dalla struttura di uno Scherzo, che è seguito da un terzo tema disegnato in un flessuoso gioco di terzine. I vari temi, quindi, si intersecano e si fondono fra di loro in una armoniosa tessitura strumentale.

Il Finale è una costruzione elaborata su due temi, il primo di carattere estrosamente festoso affidato ai fagotti e ai violoncelli e il secondo in si maggiore svolto dagli ottoni. Intorno a questi due nuclei tematici vengono richiamate tutte le altre frasi melodiche che formano l’ossatura della sinfonia. Il movimento conclusivo risente tecnicamente sia della forma-sonata che della forma-rondò, in quanto della prima richiama il triplice schema (esposizione, sviluppo, riesposizione) e del secondo riflette il tipo di costruzione ciclica, un leitmotiv di logica compositiva così caro a questo musicista che forse non fu un caposcuola nel senso pieno della parola, ma certamente una generosa e appassionata anima romantica, che avvertì l’esigenza di affrancamento dall’eredità armonica di Liszt e di Wagner.

César Franck

Camille Saint-Saëns: Le Rouet d’Omphale, poema sinfonico in la magg. Op. 31

Le Rouet d’Omphale (L’arcolaio di Onfale), composto da Saint-Saëns nel 1871, è il primo dei tre poemi sinfonici ispirati alla mitologia greca; ha come riferimento Eracle schiavo di Onfale, regina della Lidia, che vuole conquistare con la narrazione delle sue imprese. Ercole, ammaliato dalla sua bellezza, è suo schiavo e, vestito di abiti femminili, fila la lana ai suoi piedi. Camille Saint- Saëns trae spunto per questo soggetto da tre esperienze estetiche vissute in rapida successione: leggendo una poesia di Victor Hugo su Onfale, osservando uno splendido esemplare di arcolaio in ebano in casa di un amico, ammirando un sensuale dipinto di Venere nello studio del pittore Alexandre Cabanel.

Saint-Saëns non fa una descrizione musicale della vicenda ma vuole mettere in evidenza la seduzione femminile come arma di vittoria per i deboli; l’arcolaio è solo un pretesto, scelto per determinare il ritmo e l’aspetto generale del pezzo. “Le sujet de ce poème symphonique est la séduction féminine, la lutte triomphante de la faiblesse contre la force. Le Rouet n’est qu’un prétexte, choisi seulement au point de vue du rythme et de l’allure générale du morceau. Les personnes que la recherche des détails pourrait intéresser y verront tour à tour Hercule gémissant dans les liens qu’il ne peut briser, et Omphale raillant les vains efforts du héros.”.

Il breve poema sinfonico, “Le Rouet d’Omphale” è strutturato in forma-sonata secondo lo schema ABA; in una prima versione è scritto per due pianoforti, successivamente viene orchestrato ed anche trascritto per pianoforte a quattro mani.
La parte iniziale è affidata a veloci figurazioni: archi e legni suggeriscono il movimento ritmico dell’arcolaio. La sottomissione di Ercole è rappresentata da una melodia lamentosa con interventi di tromboni e piatti; il motivo beffardo dell’oboe esprime il sarcasmo di Onfale, poi la musica riprende il suo andamento caratteristico. Composizione vivace ed elegante, mette in luce l’abilità di Saint-Saëns nell’organizzazione strumentale.