Mozart Wolfgang Amadeus

The Great Serenades

Le Serenate furono state commissionate da alcuni mecenati come sottofondo per importanti eventi all’aperto (matrimoni, celebrazioni pubbliche). Le quattro più famose sono state superbamente registrate e sono disponibili in questi due dischi.
Composte da un giovane Mozart, si tratta di opere galanti, piene di vivacità, che brillano per entusiasmo e abilità compositiva. Il suono registrato è di prim’ordine e le vivaci performance dell’ASMF si adattano perfettamente a questi spartiti così celebrativi. Il direttore d’orchestra, Sir Neville Marriner, è famoso per la sua affinità con Mozart. Una splendida performance da annoverare nella vostra collezione e circa due ore e venti minuti di musica armonica e rilassante. Audio in DDD eccezionale. Registrazioni eseguite dal 1981 al 1987 e rimasterizzazione effettuata nel 1999. Altamente raccomandato per non dire imperdibile.

Serenata n. 6 in re maggiore K. 239 per due piccole orchestre “Serenata notturna”

È nel corso degli anni Settanta del Settecento, che il catalogo strumentale di Mozart si arricchisce di numerosi brani ascrivibili a generi “minori”, che sono fra loro piuttosto assimilabili, nonostante le terminologie divergenti: Divertimento, Cassazione, Serenata, Notturno. Con questi nomi, nella civiltà musicale del secondo Settecento, si intendeva un genere compositivo di difficile definizione; non legato a precise regole costruttive e al rispetto di un determinato organico strumentale, poteva essere un brano di dimensioni impegnative o contenute, affidato a un solo esecutore o a un cospicuo ensemble da camera. Una distinzione più precisa separava il Divertimento – termine impiegato in genere per composizioni che mantenevano un organico cameristico, con un numero di esecutori piuttosto ridotto e con esecuzioni “in parti reali” – dalla Serenata, che implicava in genere maggiori ambizioni di organico e durata. In definitiva ciò che accomunava sotto uno stesso nome composizioni tanto dissimili era la loro particolare destinazione di intrattenimento; in una cittadina di provincia, come la Salisburgo dei Mozart, ogni famiglia aristocratica o alto borghese esercitava una piccola azione di mecenatismo – finalizzata a dare lustro alla propria casata – commissionando ai musicisti locali delle Serenate, appunto – o dei Divertimenti, Cassazioni, ecc, – che celebrassero particolari occasioni o ricorrenze, o anche semplicemente allietassero la vita di tutti i giorni.
Tutte nella tonalità di re maggiore, le numerose Serenate create, fra il 1773 e il 1779, per specifiche occasioni mondane e celebrative salisburghesi, di cui non sempre abbiamo notizia precisa, si delineano come lavori generalmente in sette o otto movimenti, preceduti da una Marcia introduttiva, che ha un numero di catalogo a parte.
Caso a sé stante è quello della Serenata notturna in re maggiore K. 239 – l’aggettivo “notturna” può essere correlato con l’orario dell’esecuzione, ma anche con il contenuto musicale. È possibile che il clima festoso della partitura sia da mettersi in relazione con il Capodanno 1776; ma la caratteristica che più contraddistingue la Serenata è quella di essere pensata per due gruppi strumentali contrapposti, che verosimilmente dovevano essere collocati a una certa distanza per sfruttare i calibrati effetti d’eco fra l’uno e l’altro gruppo. Ci troviamo così di fronte a un quartetto d’archi solista che si contrappone a una piccola orchestra d’archi con timpani. In questo caso la Marcia entra a far parte integrante della Serenata, come primo tempo; la pagina appare solenne e briosa, e sfrutta, con effetti d’eco sorprendenti, la contrapposizione fra i due gruppi strumentali, soprattutto nella sezione dello sviluppo. Segue un grazioso Menuetto e Trio; nel Menuetto le due orchestre si alternano in modo più marcato, mentre il Trio è affidato al solo quartetto d’archi. Infine il Rondò è caratterizzato da episodi diversificati, con un forte gusto del contrasto, che vede anche un episodio in minore e una nuova marcia viennese.

Serenata n. 7 in re maggiore per orchestra K. 250 “Haffner”

Della Serenata in re maggiore K 250 «Haffner» conosciamo, a differenza di altri lavori mozartiani dello stesso tipo, l’occasione per la quale fu composta. Per il matrimonio di Marie Elisabeth Haffner – figlia del facoltoso borgomastro salisburghese Siegmund Haffner – con Franz Xaver Spath, il fratello della sposa commissionò a Mozart una composizione musicale da eseguire, la sera prima delle nozze (il 21 luglio 1776) e in segno di omaggio, nel giardino di casa Haffner. Mozart offrì ai suoi committenti, per l’occasione, un prodotto molto particolare: un lavoro orchestrale ampio, articolato in molti movimenti e con un organico straordinario (che prevede, oltre agli archi, due flauti, due oboi, due fagotti, due corni, due trombe e un violino con funzione concertante); gli applicò inoltre un inconsueto livello di elaborazione tecnica e sfruttò una rosa molto ampia di registri espressivi, che vanno dal grazioso al patetico, all’umoristico, al confidenziale, senza escludere occasionali incursioni in quel lato tenebroso e pessimista che era altrettanto caratteristico della sua personalità. Con questo lavoro, insomma, Mozart innalzò il genere della serenata in una sfera artistica molto superiore a quella consueta.
La Serenata K 250 rientra nella tipologia delle serenate salisburghesi, che contano da sette a nove brani musicali, fra i quali figurano sino a tre minuetti, ciascuno dotato di un trio fortemente contrastante; il genere prevede anche due- tre pezzi concertanti, una scrittura prevalentemente cameristica, arricchita da preziosi contrasti timbrici. Non poteva mancare, inoltre, una marcia, un brano indipendente che i musicisti salisburghesi eseguivano camminando, mentre si recavano sul luogo in cui avrebbero eseguito la serenata. La Marcia K 249, che Mozart compose espressamente per quell’occasione e che terminò di scrivere solo il giorno prima, venne suonata all’inizio e alla fine della Serenata «Haffner». È caratterizzata da una gestualità imperiosa e solenne, da ritmi puntati che richiamano un’ouverture francese; la forma acquista una certa ampiezza grazie alla ripresa (seppur incompleta) della prima parte.
Il primo movimento della Serenata in re maggiore K 250 «Haffner» inizia con un’introduzione in tempo Allegro maestoso, ampia e ricca di contrasti; vi compaiono anticipazioni tematiche dell’Allegro molto successivo (in particolare, il tema della transizione), oltre che del Rondò. L’Allegro molto segue il consueto schema della forma sonata.

Sir Neville Marriner

Il tema principale, scattante, propaga la sua energia a tutto il movimento; ma è anche lo sfarzo sonoro che dà a questa pagina un’impronta tipicamente sinfonica, accresciuta anche dalla teatralizzazione del contrasto tematico pronunciato (il secondo tema è fortemente antitetico al primo).
Elementi assai tipici della serenata, quali una cantabilità espansiva e facilmente comunicativa, emergono nell’Andante. Il brano prevede un «violino principale»
ed è strutturato come un tempo di concerto solistico, nel quale al tutti orchestrale si alternano episodi condotti dal violino solo; la musica è dolce e intima, mai offuscata da increspature di sorta.
Un radicale rovesciamento d’atmosfera avviene con il primo Menuetto della Serenata. Il modo minore, le tensioni ritmiche e armoniche introducono un elemento di efficace contrasto – quasi un ospite che, indesiderato, si intrufola tra i convitati – nel clima festoso del lavoro mozartiano. Spicca ancor più, in un contesto così scuro, l’atmosfera distesa del Trio, nel quale il violino solista resta in compagnia unicamente di flauti, fagotti e corni.
Il Rondeau (Allegro), dal tema giocoso, è caratterizzato anch’esso da una scrittura concertante: passi solistici del violino si alternano al tutti orchestrale. Mozart vi applica lo schema formale, prediletto, del cosiddetto «rondò-sonata»: un tema principale funge da ritornello e si alterna ad alcuni episodi; ma il primo di essi, nella tonalità della dominante, è ripreso poco prima della conclusione e ricondotto alla tonica.
Il secondo minuetto della Serenata porta il titolo di Menuetto galante: probabilmente per differenziarsi dal primo minuetto, così cupo e patetico. Il brano assume, infatti, un tono piacevole e grazioso. Anche in questo caso, il Trio porta con sé un cambiamento di atmosfera: il modo muta in minore, la sonorità si riduce, mantenendosi nel piano, l’orchestra si limita ai soli archi.
L’Andante, un brano ricco di grazia e amabilità, dalla scrittura cameristica, mostra una soluzione formale fantasiosa e finemente raffinata. Lo schema utilizzato è, sostanzialmente, quello del rondò, con un tema principale costituito da tre distinti motivi che vengono variamente ricombinati nei successivi ritornelli. Mozart applica, al tempo stesso, il principio sonatistico, dal momento che imposta il primo episodio nel tono della dominante e lo riprende, riconducendolo alla tonica, prima dei ritornelli conclusivi. Ma non è tutto: un terzo principio formale, qui messo in opera, è quello della variazione. Il motivo A, infatti, non si ripresenta mai uguale a se stesso; i ritornelli, che lo riprendono, sottopongono il motivo a una variazione vera e propria. L’Andante è dunque ispirato a un gioco formale estremamente sofisticato, nel quale princìpi diversi e apparentemente incompatibili vengono sottilmente intrecciati.
La successione dei brani prevede ancora un terzo Menuetto, dall’atmosfera festosa, più ampio dei precedenti perché presenta un doppio Trio. Nel primo di essi la sonorità si riduce, affidando il gioco delicatamente concertante al flauto e al fagotto con il discreto sostegno degli archi. Al secondo Trio, nel quale la melodia principale è condotta dai flauti, dà la sua impronta particolare il timbro degli ottoni, con i corni e un caratteristico profilo ritmico della tromba.

Il movimento conclusivo della Serenata segna il ritorno alla scrittura sinfonica del primo movimento, del quale riprende anche l’impianto formale: un’introduzione in tempo lento (Adagio) seguita da un movimento in forma sonata (Allegro assai). L’Adagio attacca piano, con una melodia trasognata, quasi nostalgica; l’Allegro assai porta invece a un mutamento radicale d’atmosfera. Già a partire dal tema principale, ridotto ai minimi termini melodici, mobile e nervosamente ritmico, il movimento si sviluppa nel segno di una straordinaria, festosa irruenza.

Serenata n. 13 in sol maggiore K. 525 per orchestra d’archi “Eine Kleine Nachtmusik”

I Divertimenti, le Cassazioni, le Serenate e i pezzi che prendono il nome di musiche notturne (la Nacht-musik K. 525 è una piccola serenata notturna) sono legati al gusto settecentesco di far musica insieme e riflettono una identica struttura formale in cui si alternano movimenti di danza e passaggi solistici e virtuosistici, riservati ad esecutori bravi e di talento, ma non necessariamente eccezionali. Per questa ragione le Serenate e i Divertimenti per archi e per strumenti a fiato sono musiche di piacevole ascolto, dalla scrittura semplice e lineare e dai segni armonici chiari e precisi, che denotano un classicismo equilibrato e sereno. Si avverte, è vero, la presenza di uno stile cameristico di solida fattura e di illuministica intelligenza, ma si è ancora lontani dal grande Mozart caratterizzato da una inesauribile capacità creativa e da una profonda e personale forza espressiva. Il dato rilevante delle Serenate e dei Divertimenti è la limpidezza e la trasparenza quartettistica del suono e l’omogeneità e la fusione degli impasti strumentali, in obbedienza alle regole di un discorso musicale accessibile a tutti e senza quei risvolti tragici e quei tormenti spirituali che pur esistono nell’arte mozartiana.
L’esempio più luminoso e universalmente conosciuto di Serenata è la Kleine Nachtmusik K. 525, composta nell’agosto del 1787 e adatta più all’orchestra d’archi che al quartetto solistico. Essa sembra richiamarsi alle deliziose composizioni giovanili salisburghesi (c’è una eco postuma dei Divertimenti per archi K. 136, 137 e 138) ed è stata scritta molto probabilmente in occasione di una ricorrenza festiva, destinata ad una esecuzione da tenersi in un elegante cortile o in giardino di un palazzo principesco, secondo le abitudini della società feudale e mecenatistica del tempo. La meditata disposizione dei quattro tempi, la calcolata valorizzazione del materiale tematico, l’eleganza e la nobiltà della linea melodica rivelano la grande maestria mozartiana del periodo viennese.

Orchestra Academy of the Saint Martin in the Fields

Il carattere sereno e l’andamento scorrevole della Serenata si evidenziano sin dall’attacco iniziale, cosi cordiale e misuratissimo negli effetti timbrici. Una purissima melodia contrassegna la delicatissima Romanza, in cui con pochi ed essenziali tratti armonici l’autore raggiunge risultati musicali di altissimo livello. Il Minuetto risente più delle altre pagine dello stile rococò, ma non c’è dubbio che Mozart riesca ad essere se stesso (si ascolti la leggerezza delle modulazioni degli archi) con la sua genialità inventiva. Secondo un’annotazione autografa dello stesso musicista, la Kleine Nacht-musik avrebbe dovuto racchiudere due minuetti con un trio, ma il primo è andato perduto o addirittura sarebbe stato spostato altrove. Il Rondò ha il classico taglio gioviale e brillante degli allegri finali e dispiega quella facilità melodica e contrappuntistica tipica della personalità di Mozart, sia che si serva degli strumenti o della voce umana.

Marcia in re maggiore per orchestra K. 335 n. 1

E’ giunta sino a noi una dozzina delle marce che Mozart compose in epoche diverse (quella K. 544 è andata perduta, mentre le marce K. 206 e K. 362 sono dell’opera «Idomeneo») ed elaborò per le più varie formazioni strumentali. Ad esempio le marce K. 246, 290 e 445 sono scritte per gli archi e due corni; la K. 384 comprende solo i fiati e nella maggior parte dei casi, tra cui le due marce in re maggiore K. 335, sono impiegate le trombe con i flauti, oppure con gli oboi e i corni. L’elemento carattèristico di queste marce è la corposità e la compostezza del suono, in cui predomina l’aspetto dolcemente cantabile, in quanto le trombe non assumono mai un tono eccitante e marziale. A Mozart
interessava soprattutto mettere in evidenza le sfumature timbriche dei vari strumenti, secondo quel gusto classico dell’orchestrazione settecentesca, che il musicista aveva ereditato dalle sinfonie di Haydn.
La Marcia in re maggiore K. 335 porta la data dell’agosto 1779 e fu scritta a Salisburgo; è molto semplice e scorrevole nella sua struttura, con qualche accenno umoristico, che appartiene alla vena più autenticamente musicale di Mozart, sempre interessante e mai noioso, anche nei pezzi della sua produzione «minore».

Serenata n. 9 in re maggiore per orchestra K. 320 “Posthorn”

«Un canto semplice e fluente, armonizzato nel modo più consonante»: questa la raccomandazione del teorico Johann Georg Sulzer, nel suo trattato di estetica (1774), a chi voglia scrivere una serenata. La musica che appartiene a questo genere, dunque, deve essere in primo luogo piacevole, eufonica e accattivante; e infatti si serve spesso, a questo scopo, di motivi popolari come danze, lieder, melodie alla moda provenienti dal teatro musicale. All’epoca di Mozart, la serenata – o Nachtmusik, che è il termine tedesco equivalente – è nella fase della sua massima fortuna e incontra il favore di diversi ceti sociali e diverse culture. «Nelle belle notti d’estate ci si può imbattere in serenate nelle strade a tutte le ore. […] Appena viene intonata una serenata, tutte le finestre si riempiono e in pochi minuti i musicisti sono sovrastati da una corona plaudente», scriveva nel 1794 un foglio viennese, il Wiener Theater-Almanach, parlando di un genere in gran voga nella capitale asburgica. Le musiche da suonare all’aria aperta – cassazioni, divertimenti, notturni, serenate – composte dai musicisti viennesi, e la loro popolarità, sono la testimonianza tangibile di un fenomeno lentamente verificatosi nel corso del Settecento: il riavvicinamento tra musica di strada e musica colta. A Vienna s’era avviato un proficuo processo di contaminazione, o meglio di osmosi: da una parte la musica d’arte accoglieva temi di lieder e canzoni popolari, dall’altra melodie «colte» – provenienti soprattutto dal teatro musicale – conoscevano adattamenti d’ogni sorta per i complessi che si esibivano nelle strade, nei cortili, nelle case private.
La prassi era diffusa anche altrove, nei paesi di lingua tedesca. Ogni città aveva le proprie tradizioni. A Salisburgo, per esempio, l’evento annuale che forniva l’occasione per eseguire serenate notturne all’aperto era la fine degli esami all’università, nel mese di agosto, quando gli studenti attraversavano la Salzach, accompagnati da un complesso che suonava una marcia, per recarsi nei giardini di Palazzo Miraceli, residenza estiva dell’arcivescovo. Qui venivano eseguiti in suo onore vari brani musicali; poi tutti facevano ritorno al collegio universitario, dove si suonava una serenata in onore dei professori (anche Mozart scrisse tre cassazioni a questo scopo, nell’estate del 1769).

Anche se la tradizione è molto più antica, è negli ultimi decenni del Settecento che il genere della serenata strumentale si codifica, nei paesi danubiani, in una forma determinata. Indossa allora una veste autonoma, articolata in diversi movimenti, alcuni dei quali possono assumere dimensioni ampie e un grado maggiore di elaborazione, altri possono ispirarsi a semplici schemi di danza. Tutti, in ogni caso, sono contraddistinti da un carattere di facile comunicativa, di piacevole colloquialità.
Scritta a Salisburgo per un’occasione festiva particolare (probabilmente la conclusione dei corsi della locale università), la Serenata in re maggiore K 320 è in più movimenti e sfrutta un organico strumentale insolitamente ricco. Colpisce, in questo lavoro, l’ampiezza sinfonica dei due movimenti estremi. Il primo di essi attacca con una introduzione lenta ed enfatica (Allegro maestoso) che viene ripetuta, con un procedimento inconsueto, alla fine dello sviluppo subito prima della ripresa. È un procedimento formale che dà grande enfasi alla ricomparsa dei temi principali. Ma il respiro decisamente sinfonico del movimento è dato anche dalla straordinaria vitalità, dal dinamismo propulsivo del tema principale (Allegro con spirito), e dal contrasto netto che offre il tema secondario: caratteristiche adatte alle grandi campate drammatiche di una sinfonia, più che a musica d’evasione da eseguire all’aperto.
A un Menuetto dal piglio deciso fa seguito un movimento, intitolato Concertante, nel più puro stile della serenata (Andante grazioso). Qui Mozart utilizza il gruppo dei legni (due flauti, due oboi, due fagotti) in funzione concertante, opponendoli agli archi e facendoli emergere a volte con funzione solistica, a volte in impasti sempre variati; ne risulta un gioco dalla straordinaria raffinatezza timbrica, un caleidoscopio di trame leggere che procedono con fioriture melodiche sempre nuove. La scrittura concertante caratterizza ance il successivo Rondeau (Allegro ma non troppo), a cominciare dal tema principale che è suddiviso tra il primo flauto e il primo oboe accompagnati dagli archi; qui, tuttavia, Mozart preferisce la funzione solistica dei legni agli impasti sempre cangianti del movimento precedente.
L’Andantino ribalta la spensieratezza della serenata in un atteggiamento più ombroso e meditativo, che introduce un efficace momento di contrasto nella successione dei movimenti. Viene poi un secondo Menuetto, dall’esordio ancora più energico del primo. Dei due Trii, il primo utilizza un flautino per raddoppiare la parte melodica dei primi violini; il secondo è dominato dall’allegra fanfara di un «corno di posta».

Johann Georg Sulzer

Si tratta di un piccolo corno naturale, all’epoca strumento professionale del postiglione, che emetteva i suoi segnali alla partenza, all’arrivo e ogni volta che incrociava un’altra vettura postale. È da questo Trio che trae origine il titolo della Serenata (che tuttavia non è originale: la denominazione «Posthorn- Serenade» le fu applicata in seguito).
L’ultimo movimento (Finale: Presto) riporta alla ricca scrittura e alle ampie dimensioni del primo, ed è improntato a una festosità orchestrale ancora maggiore. In forma sonata, è guidato da un tema principale propulsivo, alternato a un grazioso tema secondario. Ed è con le briose scariche di energia
di questo movimento che Mozart prende definitivamente commiato, nell’agosto del 1779, dal tipo salisburghese della serenata.