Saint-Saens Camille

Concerto per violino e orchestra n. 3

La Symphonie Espagnole di Lalo eseguita da Itzhak Perlman è insuperabile. Avevo questa registrazione su un vinile degli ultimi anni settanta, che è ovviamente ormai un lontano ricordo. Acquistai una copia negli anni novanta ma la persi qualche anno dopo. Ho dovuto ricomprarne un’altra perchè è troppo importante per non averla nella mia collezione. Ci sono altri lavori di Perlman che tengo in grande considerazione, ma la sua Lalo non ha eguali. Ho diverse interpretazioni di questa sinfonia tra cui quelle di Jascha Heifetz, Pinchas Zuckerman e Isaac Stern ma nessuna di loro può essere paragonata alla registrazione di Perlman. Sono il suono del violino e lo stile a rendere questa Lalo speciale. Secondo me il terzo movimento raggiunge lo zenit di questo bellissimo spartito. Segue una altrettanto bella interpretazione del terzo concerto per violino e orchestra di Camille Saint-Saens e una brillante esecuzione di Reverie et Caprice di Hector Berlioz. Più che buona l’esecuzione di Daniel Barenboin sul podio dell’Orchestra di Parigi. Circa 70 minti di musica godibile e affascinante. Audio in DDD spettacolare. Raccomandato..

Sain-Saens: Concerto per violino e orchestra n. 3 in si minore op. 61

Dei tre concerti per violino e orchestra del compositore e pianista francese Camille Saint-Saens l’ultimo, in si minore, viene considerato ancora oggi come il più significativo. Una parte determinante del favore che questo concerto gode tra i violinisti fin dalla sua prima esecuzione del 2 gennaio 1881 è dovuta, scrisse il compositore stesso, ai preziosi consigli del virtuoso spagnolo Pablo de Sarasate, al quale Saint-Saens dedicò anche questo concerto, dopo il Concerto per violino e orchestra n. 1 e il “Rondò capriccioso”. In effetti soprattutto il movimento centrale in tre parti, l'”Andantino quasi allegretto”, sembra ideato per mettere in risalto il timbro dolce del violino, che si dice abbia caratterizzato le interpretazioni del brillante tecnico Sarasate ma senza dubbio si fraintenderebbero le intenzioni di Saint-Saens se lo si accusasse di aver voluto creare, con il suo terzo concerto, soltanto un brano virtuosistico di effetto e di successo. “Mai nessuno è stato più indifferente al favore delle masse e dell’élite”, scriveva Romain Rolland nel 1908 nel suo grande saggio su Saint- Saens.

Daniel Barenboim

Figura dominante del movimento francese di rinnovamento musicale e alla ricerca dell'”ars gallica” nella seconda metà del 19o secolo, egli si sentiva legato profondamente all’eredità del classicismo tedesco, e ciò si ripercosse non soltanto nelle sue composizioni, ma anche nelle sue svariate attività di interprete, scrittore e musicologo. Anche il concerto in si minore, classico nella costruzione, seppure formalmente originale nei dettagli, ne è testimone con la sua chiara struttura e con l’armonia tradizionale in maggiore e minore.

Edouard Lalo: Symphonie Espagnole

Nella musica romantica francese non è forse esistito un genere compositivo che sia stato trascurato quanto il concerto solistico. Il serrato ed intenso dialogo concertante tra solista e orchestra, caratteristico di questa forma musicale, era andato completamente perduto, e al suo posto era subentrato un superficiale virtuosismo della parte solistica sullo sfondo di un “accompagnamento insensibile, quasi superfluo” (Berlioz). Soprattutto il concerto per violino aveva mostrato dopo Paganini chiari segni di decadenza, che neanche la cosiddetta “Scuola di Liegi” – di cui Henri Vieuxtemps era il più prestigioso rappresentante – fu in grado di contrastare. Solo il violinista andaluso Pablo de Sarasate riuscì a destare in alcuni compositori come Saint-Saens e Lalo un rinnovato interesse per questo genere compositivo. Edouard Lalo, dopo il grande successo riscosso nel 1874 dal suo Concerto per violino in fa minore op. 20 nell’esecuzione di Sarasate, decise di comporre un’altra opera dello stesso genere. Sarasate gli aveva fatto conoscere musiche popolari della sua terra d’origine, la Spagna, e Lalo ne trasse lo stimolo e l’ispirazione per comporre, verso la fine dello stesso anno 1874, la Sinfonia spagnola in cinque movimenti. Dopo la sua prima esecuzione il 7 febbraio 1875, a quest’opera fu mossa la stessa critica che sarebbe stata rivolta poi alla Carmen di Georges Bizet, rappresentata per la prima volta meno di un mese più tardi, e cioè di romanticizzare il materiale melodioso di base. Una critica ingiustificata, dal momento che negli intendimenti di Lalo più che una rigorosa autenticità c’era la resa di un generico colorito spagnolo. A questo scopo si era servito – come pure Bizet – nell’ampia antologia di Sebastian de Yradier Fleurs d’Espagne, come si rileva assai chiaramente nell'”Intermezzo”: la malinconica melodia di questa habanera si può ritrovare quasi nota per nota nella raccolta di Yradier.
Anche la struttura melodica e ritmica d'”Andante” che segue è manifestamente ispirata al folclore iberico. Un brillante “Rondò”, ricco di fascino nella sua colorita istrumentazione, conclude quest’opera nella quale Lalo è riuscito a ritrovare il perduto equilibrio tra solista e orchestra. Nella Francia della prima metà dell’Ottocento era molto sentito l’influsso dell’opera italiana, sì che la via più sicura per pervenire a gloria e onori non poteva non passare per il teatro d’opera.

Hector Berlioz: Reverie et Caprice

La romanza, uno dei brani di maggior favore dell’opera lirica trovò un corrispettivo anche nella musica strumentale, e quando il violinista Alexander Artot commissionò nel 1841 a Hector Berlioz una composizione per violino e orchestra, questi trasse Reverie et Caprice dalla rielaborazione dei suoi schizzi per la prima cavatina di Teresa dall’opera Benvenuto Cellini. Oltre ad Artot, anche Delphin Alard e il primo violino del Gewandhaus di Lipsia Ferdinand David accolsero questo pezzo nel loro repertorio. In un successivo concerto Berlioz dette poi alla composizione il titolo Tendresse et Caprice; i due titoli indussero l’editore parigino Richault a proporre alla prima edizione dell’opera (preparata intorno al 1865) un programma turgidamente romantico che certamente non risaliva a Berlioz.
Per la sua forma e struttura la composizione si rifà al tipo dell’aria, ed anche la parte solistica, con le sue figurazioni simili a colorature vocali, tradisce la veste operistica originale. Reverie et Caprice è l’unica composizione di questo genere scritta da Berlioz.

Itzhak Perlman