Vivaldi Antonio

La Cetra

I Concerti de La Cetra sono eleganti, complessi e accattivanti. Queste esibizioni dell’Academy sono eccellenti, con un audio analogico caldo. Gli assoli del violino sono particolarmente belli. Una grande musica per rilassarsi. Registrazioni eseguite dal 1976 al 1978 e rimasterizzazione effettuata nel 1996.Ultraraccomandati.

Antonio Vivaldi: La Cetra – 12 concerti, op. 9

Orfeo la impiegava per incantare le belve, Arione per incantare i delfini. Anfione, soltanto per mezzo del suo suono, riuscì perfino ad erigere le mura di Tebe. Tale è il potere di questo strumento dalle qualità soprannaturali: la lira, detta anche cetra.
Il titolo La Cetra era stato usato nel 1673 da Giovanni Legrenzi per la sua collezione di sonate op. 10: venne impiegato poi da Antonio Vivaldi nel 1727 e 1728 per due raccolte di dodici concerti ciascuna, e fu usato ancora verso il 1738 da Alessandro Marcello, anche in questo caso per una serie di concerti. In questi titoli, il riferimento alla lira non recava l’intenzione di imitare lo strumento stesso, bensì rappresentava un gesto di riverenza verso l’antica Grecia, forse anche accompagnato dal desiderio che la musica che vi doveva seguire potesse esercitare sugli ascoltatori un fascino pari a quello delle lire della mitologia.
La Cetra, op. 9 di Vivaldi fu pubblicata nel 1727 da Le Cène ad Amsterdam, con una dedica a Carlo VI, imperatore d’Austria, ch’egli ebbe occasione di conoscere l’anno successivo.
I due s’intrattennero a lungo, e l’imperatore offrì a Vivaldi una cifra notevole di denaro e una medaglia d’oro con una catena, nominandolo cavaliere. Nello stesso 1728 Vivaldi dedicò all’imperatore una nuova serie di dodici concerti, anche questa intitolata La Cetra, purtroppo giuntaci soltanto sotto forma delle parti autografe, fra le quali manca quella del primo violino. Queste due collezioni della Cetra hanno in comune un concerto e un movimento. Per ciò che riguarda il resto di quest’altro manoscritto intitolato La Cetra, alcuni concerti sono sopravvissuti come manoscritti autografi o copie di essi, e due apparvero nel 1729 come nn. due e cinque dell’Op. 11. Quest’ultimo fatto dimostra che le raccolte di concerti pubblicate non sono state concepite e neanche scritte nello stesso periodo. Il fatto che Le quattro stagioni fossero state in circolazione sottoforma di manoscritto molto tempo prima della loro pubblicazione apparve evidente nella dedica della sua Op. 8, nella quale Vivaldi scrisse “Supplico non meravigliarsi se tra questi pochi, e deboli Concerti Vostra Signoria Illustrissima troverà le quattro Stagioni sino da tanto tempo compatite dalla Generosa Bontà di Vostra Signoria Illustrissima”.
La pubblicazione di composizioni che si trovavano Già in circolazione sottoforma di manoscritto ne accelerò di molto la divulgazione, e contribuì a diffondere la fama di Vivaldi, anche se tale processo probabilmente non gli rese molto dal punto di vista finanziario. Ciò è deducibile dalla decisione presa dallo stesso Vivaldi, come narrò Edward Holdsworth nel 1733, “… di non pubblicare più concerti, poiché sostiene che ciò gli impedisce di vendere i manoscritti delle sue composizioni, cosa che secondo lui gli renderebbe di più”. Vi fu un grande aumento della quantità di musica stampata, reso possibile da alcune modifiche nella tecnica della stampa che si verificarono all’inizio del secolo in Olanda e in Inghilterra, e che posero questi due paesi in testa all’Europa nel campo della stampa musicale. Invece del sistema più antiquato dei caratteri mobili, che stampavano ogni nota separatamente nella sua giusta posizione sul pentagramma, gli editori Estienne Roger ad Amsterdam e John Walsh a Londra utilizzavano delle lastre incise. Sin dalla fine del 16o secolo la musica era stata però incisa soltanto su lastre di rame. L’impiego del peltro, meno caro e di consistenza più soffice e quindi più malleabile, assieme all’uso del punzone per formare le teste delle note, delle chiavi e via dicendo, contribuirono a rendere la stampa musicale meno cara e più rapida e leggibile.

Iona Brown

L’attrattiva di questo tipo di stampa perfezionato, e la grande richiesta che ne fece il pubblico, indussero Vivaldi a far stampare la sua prima serie di concerti, L’Estero Armonico, op. 3, presso Roger. La ditta di Roger passò in seguito in mano a suo genero, Michel-Charles Le Céne, il quale seguitò a pubblicare altri otto numeri d’opera della musica di Vivaldi.
Vivaldi attribuì un certo ordine ai dodici concerti dell’Op. 9, che furono pubblicati sotto forma di due raccolte di sei ciascuna, incominciando ambedue con concerti che presentano primi tempi molto simili (sia per il contenuto melodico che per il loro carattere vivace) e concludendo ambedue con composizioni per violino scordato. Entro il ciclo vi è una notevole varietà sia per quel che riguarda il carattere della musica sia per la stesura della parte del violino solista, che comprende numerosi esempi di articolazioni dell’arco, tutti affascinanti e di grande effetto.

Simon Standage Traduzione DECCA