Von Weber Carl Maria

Oberon

Insieme al “Franco cacciatore” e ad alcuni celebri lavori orchestrali, “Oberon” è uno splendido esempio del genio di Carl Maria von Weber. L’opera si colloca -come il Freischuetz- nella corrente del Romanticismo più puro, quello tedesco delle novelle dei fratelli Grimm: elfi, folletti, sirene, fate popolano il mondo incantato dell’Oberon, ultimo sforzo di un Weber ormai provato dalla malattia e prossimo alla morte (1826). Affidandoci all’eccelsa bacchetta di Rafael Kubelik, sul podio della Symphonieorchester des Bayerischen Rundfunks, già dall’Overture si entra come per magia in questa graziosa fiaba; di per sé, forse, la trama non è poi così avvincente, ma la bellezza della musica stupirebbe anche l’essere umano più insensibile: è stupefacente notare come questo lavoro tracci -assieme al Franco cacciatore, e forse di più- la linea musicale che collega il Mozart del “Flauto magico” al Mendelssohn del “Sogno di una notte di mezz’estate”: l’elemento fantastico entra definitivamente sul palcoscenico dell’opera, determinando così la rinascita del Singspiel tanto auspicata dallo stesso Mozart. Per questo, molto tempo dopo, Wagner sarà grande ammiratore -oltre che debitore- proprio di Weber.
Sono qui raccolti tutti gli elementi tipici del Singspiel (chiarissimi i riferimenti al mozartiano “Ratto dal serraglio” e al “Flauto magico”): fra tutti, le ambientazioni ora fantastiche ora esotiche evocate da motivi caratteristici (soprattutto nella “scena araba”) e la presenza di personaggi minori stereotipati. Quanto ai cantanti, si danno appuntamento nel bosco fatato l’Oberon di Donald Grobe, il Puck di Marga Schiml, la Rezia di Birgit Nilsson (stupenda) e lo Huon di un giovane ed aitante Placido Domingo; anche i ruoli minori vedono impegnati cantanti di primo piano: dolcissima la Sirena di Arleen Auger, divertenti lo Scherasmin di Hermann Prey e la Fatime di Julia Hamari. L’incisione risale al 1971, e la rimasterizzazione dà nuovo splendore al suono. Manca il libretto, ma è presente un’utile trama che segue le tracce dei cd. Un’opera consigliata, per scoprire Weber al di là del “Franco cacciatore” e dell’ “Invito alla danza” e per comprendere l’evoluzione dello stile musicale romantico.

Rafael Kubelik