Wagner Richard

Der Ring des Nibelungen

Da quando fu inciso -a cavallo fra gli anni Cinquanta e Sessanta- il celeberrimo “Anello del Nibelungo” di Wagner diretto da Sir Georg Solti (il primo “Ring” stereofonico) ha visto crescere sempre più il suo successo, accreditandosi come l’inarrivabile pietra di paragone per tutti i direttori, i cantanti e le orchestre che hanno affrontato la colossale Tetralogia. E’ questa l’edizione più “classica”, quella adatta tanto a chi si accinge ad entrare nel mondo di Wagner per la prima volta quanto a chi, ormai esperto, vi torna di tanto in tanto per riviverne le forti emozioni, la dolcezza, la crudezza, la violenza e la spettacolarità. Poche volte un’opera in disco ha dato altrettanto il senso di una cosa viva: è come comprarsi un palco, per una rappresentazione che dura una vita.
La maestria di Solti ci regala una Wiener Philharmoniker semplicemente irripetibile, che fondendo la tecnica superba ad un sentimento sempre misuratissimo dona un suono capace di passare dai toni più eterei ed impalpabili delle Figlie del Reno e del mormorio della foresta a quelli più scuri e primordiali dei Giganti, del mondo sotterraneo dei Nibelunghi e dell’apocalisse del Crepuscolo degli dèi. Nulla può lasciarci indifferenti se ci affidiamo ad una guida come Solti, che sa mostrarci ogni sfumatura del grande affresco wagneriano: la mitezza e la forza della Natura, la violenza, la corruttibilità, la tenerezza e l’eroismo tanto dell’animo umano quanto di quello divino. Inevitabilmente ciascuno di noi vedrà rispecchiarsi nella Tetralogia la realtà contemporanea, così piena di forze contrastanti e di lotte interminabili.

Georg Solti

Lodato da sempre è anche lo stuolo di grandi cantanti che prende parte alla colossale Tetralogia: George London è un pensoso Wotan, James King e Régine Crespin sono gli struggenti Siegmund e Sieglinde, Birgit Nilsson è una insuperata Brunnhilde ed il grande “Heldentenor” Wolfgang Windgassen è un eroico Siegfried. A coronamento di questo strepitoso cast, troviamo anche nei ruoli (apparentemente) marginali vere e proprie gemme: lo scintillante e virtuosissimo uccellino della foresta di Joan Sutherland, il tonante Donner di Eberhard Wachter, il sinuoso Loge di Set Svanholm ed il perfido Mime di
Gerhard Stolze. Senza contare che si alternano in vari ruoli cantanti del calibro di Gottlob Frick (“il basso più nero della Germania”, come lo chiamò Furtwangler), Christa Ludwig, Lucia Popp, Kirsten Flagstad, Hans Hotter, Gustav Neidlinger, Kurt Bohme, Brigitte Fassbaender, Dietrich Fischer Dieskau, Gwyneth Jones ed Helga Dernesch. Tutte personalità di indiscusso successo, all’epoca nel fiore delle loro capacità ed indissolubilmente legate al nome di Wagner; cantanti che pochi anni dopo quest’incisione saranno convocati nel cast dell’altro celebre “Ring” dell’epoca, quello di Karajan, non meno prezioso seppur con qualche sbavatura (discutibile l’assegnazione di alcuni ruoli o alcuni passaggio orchestrali).
Questa Tetralogia in 14 cd è presentata dalla Decca in un bellissimo cofanetto, contenente quattro astucci (un’opera per ciascuno); ogni opera è fornita di un libretto esauriente, molto ben curato, completo di trama, ricco di immagini e con versione in tedesco, inglese e francese. Come di consueto noi siamo esclusi. Imperdibile!

Estratti dalla mitica registrazione avvenuta alla Sofiensaal di Vienna tra il 1959 e il 1966. Das Rhingold – Die Walkure – Siegfried – Gotterdammerung
Molto tempo fa, quando avevo una ventina di anni, comprai un LP chiamato The Golden Ring, che consisteva in circa un’ora di highlights delle classiche registrazioni di Solti della fine degli anni ’50 e dei primi anni ’60. Sapevo poco allora di Wagner o della sua maratona di quattro opere, ma la musica di quel disco mi entusiasmava fino al midollo, insieme alla conduzione di Solti di questa musica spesso insopportabilmente eccitante.
Questo è qualcosa di ancora meglio di quell’LP – anche se mi manca la sua copertina evocativa, così come il suo inserto a pagina singola. Qui, su due cd, sono quasi due ore e mezza di scene chiave di tutte e quattro le opere, in un suono glorioso. Solti e Decca avevano riunito una sorprendente schiera di cantanti per queste sessioni, i cui nomi si leggono ora come un richiamo del miglior talento operistico della metà del XX secolo. Quando la grande Kirsten Flagstad ha il piccolo ruolo di Fricka, e le Valchirie includono nei loro ranghi Helen Watts, Brigitte Fassbinder, Helga Dernesch e Berit Lindholm – tutti relativamente giovani in quei giorni – sai che hai ottenuto un casting di lusso. Ma quando il tuo Wotan è George London e Hans Hotter, Sieglinde è cantato da Regine Crespin, Siegmund è James King in bella voce, Siegfried è Wolfgang
Windgassen con voce altrettanto superba, Mime cantato da Gerhard Stolze, Hagen è Gottlob Frick, Donner è Eberhard Wachter e, per finire, la superba Birgit Nilsson canta Brunnhilde… poi sai che sei qui per una sorpresa rara. Solti, le cui numerose registrazioni liriche producono invariabilmente frutti maturi (prova la sua Carmen, per esempio) è, per le mie orecchie, adatto per Wagner. Mantiene le forze del VPO in modo tale da portare questa musica drammatica alla vita vivace, le innovazioni di John Culshaw e dei suoi ingegneri di cinquant’anni fa sono più entusiasmanti per la loro freschezza, come se tutti gli interessati sapessero di creare un pezzo di storia.
Raramente molti cantanti dalla voce d’oro sono stati riuniti in un unico luogo (Sofiensaal di Vienna) e i risultati eccezionalmente sono stati così esaltanti.
Ci possono essere registrazioni più grandi del capolavoro di Wagner, ma questo lavoro d’amore in studio deve essere considerato come una delle glorie del grammofono, e dubito seriamente che troverai una selezione più soddisfacente di highlights su due cd di questo.
144 minuti di splendore operistico!
Grande perla da annoverare nella vostra preziosa collezione. Imperdibile!

Non c’è dubbio, c’è qualcosa di speciale nel ciclo Culshaw/Solti Ring, che è palpabile in questo film. Sir George Solti trasmette ai mitici Wiener Philharmoniker un vigore impressionante. L’intero cast è a dir poco stellare capitanato da una Birgit Nilsson in forma strabiliante.
Il DVD è veramente interessante, sopratutto per chi conosce il Ring di Solti e secondo il mio modesto parere, va annoverato nella vostra preziosa collezione. Buona visione a tutte e tutti voi.

La registrazione live di Karl Bohm del ciclo di opere epiche di Wagner “The Ring of the Nibelung” è stata eseguita nel 1967 al festival dell’Opera di Bayreuth. Il cast di famosi cantanti parla da solo, e il suono stereo registrato, anche per una registrazione dal vivo, è molto buono, migliore di molte registrazioni in studio o digitali realizzate negli ultimi anni. Karl Bohm imposta i movimenti sensibili, ma si muove sempre rapidamente nello stimolo più sprecistico come i passaggi, consentendo quindi movimenti più lenti per le grandi scene e arie.A differenza delle opere di Mozart, ad esempio, i drammi musicali di Wagner sono una musica solida attraverso una scena o un atto, a volte di durata superiore ai 30 minuti senza interruzioni.Una scena in un’opera di Wagner non è divisa in Recitativo – Aria – Recitativo – Cori, ecc. come in Mozart, Rossini e altri famosi compositori d’opera della tarda età Classica.

Che questo Ring dica qualcosa di nuovo nella storia dell’esegesi wagneriana è fuor di dubbio; di sicuro però Karajan non è stato il primo a tentare una nuova via interpretativa; prima di lui Clemens Krauss nel 1953 a Bayreuth aveva diretto un Ring ricco di sfumature, di chiaroscuri, estremamente lirico e di soggiogante bellezza e prima ancora Bruno Walter aveva consegnato al disco solo il primo atto (ahimè) di Walkure con un’orchestra (gli inarrivabili Wiener) che si era piegata ai voleri del direttore ottenendo esiti sorprendenti ed innovativi. Fatta questa necessaria premessa, ritengo che questo Ring non possa mancare nella collezione di un wagneriano, ed ecco in sintesi il perché: Karajan già negli anni cinquanta si era guadagnato il titolo di “Das wunder Karajan”-il miracolo Karajan-col Tristan und Isolde (del quale esiste documentazione discografica a Bayreuth nel 1952 sotto varie etichette). In quegli anni Karajan iniziò la sua opera di rilettura e di ripensamento dei parametri interpretativi classici dell’opus wagneriano; una concertazione che permettesse la piena intelliggibilità di una partitura tanto complessa, unita ad una attenzione estrema per lo “strumento voce”, che qui viene accompagnato con estrema sensibilità, ottenendo il famoso “effetto cuscinetto” tra voci ed orchestra, che permetteva una maggiore e migliore espressività nel canto, rendendo il classico declamato wagneriano più lirico, più intimistico, forse meno stentoreo e più interiorizzato. Questo orientamento interpretativo era frutto della breve esperienza di Karajan
a Bayreuth, durante la quale si era reso conto che spesso nel golfo mistico non era possibile ascoltare le voci mentre l’orchestra suonava. Le idee di Karajan, che nei primi anni cinquanta potevano ovviamente solo essere abbozzate, trovarono poi il loro pieno sviluppo e la loro sistematica applicazione negli anni settanta, quando il sodalizio di Karajan con i Berliner Philharmoniker consentì al Direttore austriaco di realizzare in pieno la sua particolare visione interpretativa.

Kerbert von Karajan

I Berliner non erano orchestra adusa all’impiego nell’opera (a differenza dei Wiener che suonano alla Staatsoper quasi ogni sera) e la creazione del Festival di Salisburgo fu occasione propizia perchè anche i berlinesi scendessero nel golfo mistico; questa registrazione “ufficiale” del Ring è il frutto di ben collaudate recite effettuate dal vivo a Salisburgo ed è senz’altro ascrivibile al periodo del miglior Karajan, perchè davvero il taglio “cameristico” dell’interpretazione, la trascendentale bellezza del suono dei Berliner, la sontuosa morbidezza che si ritrova anche nei momenti più epici, la cura del dettaglio orchestrale ed il supporto costantemente offerto ai cantanti, che certamente non appartengono alla vecchia scuola bayreuthiana ma che sono messi in condizione di esprimersi compiutamente anche senza possedere un mezzo vocale rilevante (siamo molto distanti, per visione interpretativa e per volume di voce, dalle vocalità della Flagstad, della Nilsson, della Varnay, della Modl, di Melchior,Lorenz,Hotter, Schoffler etc…); in conclusione, un Ring non certo superiore a quelli leggendari ed irrinunciabili di Furtwangler e Knappertsbusch che con la monumentalità e graniticità delle loro letture hanno ormai(e giustamente) i loro nomi scolpiti nella storia del disco; siamo anche molto distanti dall’epica e dalla dionisiaca vitalità di Solti, mentre di certo Boulez guarderà a questo Ring quando sarà chiamato a Bayreuth a dirigere il contestatissimo Ring del centenario. Qualunque sia il vostro gusto, comunque un Ring da conoscere, ascoltare attentamente e inserire nella propria collezione.

Il Ciclo dell’Anello di Wagner è la mia opera preferita di tutti i tempi. L’ho sempre ammirata non solo per la musica e il canto eccezionali, ma anche per la durata e la narrazione epiche. Ci sono moltissime registrazioni dell’Anello che ho amato moltissimo (Bohm, Janowski, Furtwangler) e registrazioni che stimo sopra la media (Boulez, Zagrosek, Haitink). L’Anello di Karajan rientra nelle versioni che non mi hanno convinto del tutto. Una delle motivazioni sta nel fatto che molta della tensione nella musica viene persa. Alcuni esempi sono il Terzo Atto, la Seconda Scena del Gotterdammerung: quando la musica raggiunge il suo climax durante il punto chiave più devastante della storia, l’effetto che ne risulta non è né terribile né tantomeno intenso. Tuttavia, non è un disastro totale. La bellezza della musica è la maggiore priorità per il maestro Karajan, tanto che la maggior parte della musica possiede un tocco etereo (“Magic Fire Music” per esempio).
Se non siete sicuri di acquistare la collezione da 14 dischi dell’interpretazione del Ciclo dell’Anello di Karajan, questo CD contenente i momenti culminanti potrebbe fare al caso vostro. Contiene diverse sequenze estrapolate direttamente dalle quattordici ore di registrazione, alcune delle quali sono le più famose di tutta l’opera. Se poi ve ne innamorerete, verrà il momento di acquistare la collezione intera (se non sarà fuori produzione, intendiamoci). Ve lo ripeto,
questa registrazione contiene alcuni momenti assolutamente bellissimi, ma la tensione è quasi assente. Se amate le interpretazioni romantiche e poetiche, probabilmente vi innamorerete di questo Anello. Se invece volete fuoco e fiamme, dovrete dirigervi verso qualche altra direzione (provate con Bohm o Solti).

Eh sì! Come si fa a non avere ascoltato e a non avere nella propria collezione il Ring di Wagner diretto da Furtwrangler? Nel senso (non mi si fraintenda, qualcuno giustamente potrebbe obiettare che si sopravvive benissimo senza conoscere queste interpretazioni!) che per chi è davvero appassionato alle Opere di Wagner e al ciclo dell’Anello del Nibelungo in particolare, il mancare di aver ascoltato Furtwrangler significa aver perso uno dei punti di vista più autorevoli. Significa non poter capire bene, poi, l’evoluzione interpretativa successiva, quella di Böhm abbastanza classica e non dissimile, quella di Solti, vitale e vitalistica, e quella molto diversa e personale (ma non meno sublime…) di Karajan.
Le voci sono tutte di primissima grandezza, e forse sono le voci wagneriane per eccellenza, mai più a questi livelli di grandezza e di omogeneità dell’intero cast vocale.
L’orchestra non è tedesca…ma è quella della RAI!! Ma, sarà perchè nel primo dopoguerra l’Italia musicale aveva poco da invidiare alla Germania, sarà perchè Furtwrangler aveva avuto molto tempo per preparare l’orchestra, sta di fatto che sono esecuzioni bellissime!
È ovvio che la registrazione è monofonica e qualitativamente assai mediocre, ma più di questo è difficile chiedere in quegli anni….
É un invito irresistibile per gli appassionati di Wagner a conoscere queste interpretazioni che sono una vera pietra di paragone….

Wilhelm Furtwangler